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08/12/2003 | CONVEGNO RADICALE EUROPEO: BOZZA DI RELAZIONE DELLA PRIMA COMMISSIONE. "Da Ventotene alla Convenzione europea. Riforma e controriforma dell'Europa" Relatore Marco Cappato

Il timore espresso inizialmente da Bandinelli è quello che la sua relazione iniziale sia stata percepita come un racconto storico, quando in realtà si trattava di una relazione politica, volta a mettere al centro il problema delle istituzioni, della sovranità, rispetto alla quale non ci sono scorciatoie possibili. È una scorciatoia, ad esempio, quella delle socialburocrazie che vogliono costruire l'Europa a loro immagine e somiglianza, affidando più poteri al Presidente della Commissione europea quando la Commissione stessa non ha sovranità, non è governo europeo: Prodi è un funzionario. Il problema allora è quello di trovare la "spallata radicale".

Il dibattito l'ha cercata, questa "spallata radicale".

Anche se una critica di impostazione è venuta Fabio VALCANOVER, che ha invitato a fare per un momento come se la storia non esistesse, sforzandosi di partire dall'attualità politica, dalle proposte istituzionali sul campo, rispetto alle quali bisogna darsi la forma organizzativa adeguata per ragionare su di esse. Valcanover trova carenti i momenti di confronto organizzati dal gruppo e dal partito, nelle sue varie forme, sulle proposte che sono sul tavolo dell'agenda politica, e sottolinea l'opportunità di tornare a un modo di procedere gradualistico (che tra l'altro è l'unico che si adatta a un sistema elettorale maggioritario come quello italiano) facendo i conti con mediazioni e rinunce: l'Europa va da sempre avanti piano, e bisogna avere il coraggio di sporacarsi le mani e scegliere il meno peggio. Noi radicali abbiamo l'abilità di mettore in luce le radici, ma non siamo stati capaci di confrontarci con l'attualità e al tempo stesso individuare un percorso parallelo.

PULLIA la individua nel binomio "liberalismo" e "NONVIOLENZA", partendo da un richiamo storico: nello stesso periodo in cui era elaborato il manifesto di Ventotene, Gandhi rilanciava il satyagraha in India e Aldo Capitini con Guido Calogero scriveva un libro sul liberalsocialismo con l'obiettivo di creare un"aggiunta religiosa", intesa come intima religiosità dell'essere, dell'individuo. Il problema oggi è quello di creare un'"aggiunta nonviolenta" e un"aggiunta liberale" all'Europa. Ecco allora che è centrale il discorso delle armi nonviolente di attrazione di massa, della comunicazione, che per Pullia richiamano il concetto di "persuasione", di cui parlava Capitini, e quello di comunicazione, di cui parlava Danilo Dolci, il "tu" come valore di dialogo continuo. La nonviolenza è dunque la chiave, l'arma per l'Europa. E Bandinelli riprende questo spunto di Pullia sostenendo che il rapporto nonviolenza-liberalismo è la grande scoperta fatta da Pannella, rispetto al liberalismo classico di chi considerava le istituzioni "neutre": il nonviolento investe la legge, scuote lo stato ponendo in discussione se stesso e la legge. E INZANI su questo richiama la citazione di Martin Luther King "dobbiamo continuare la lotta rispettando la legge, promuovendo la legge"
CAPPATO, per la riforma delle istituzioni fun


NEMICI DELL'EUROPA FEDERALISTA
Per INZANI è la NARCOBUROCRAZIA: Kastoriadis, nella critica alla burocrazia parlava di "un essere per sè che finisce per diventare un essere per nulla". La narcoburocrazia, cioè le burocrazie dei proibizionismi, non è diversa in termini concreti dal nazismo, che non ha iniziato in malafede ma ha poi istituzionalizzato il rancore, quello dell'antisemitismoeliminazionista ieri, quello dell'"antidrogatismo eliminazionista" oggi. Come ieri gli ebrei accettarono di pagare loro i danni della notte dei cristalli (dani che in realtà avevano subito) oggi i farmacodipendenti da eroina accettano di pagare loro i danni, nonostante siano loro le vittime, con centinaia di migliaia di morti. La proposta di Inzani, ripresa già dall'Associazione Enzo Tortora, è quella di denuncia delle narcoburocrazie per crimini contro l'umanità.
Su questo punto viene ricordato da CAPPATO che le burocrazie della cooperazione giudiziaria e di polizia a livello europeo o del controllo delle frontiere sono tutte iniziate avendo per primo oggetto quello della lotta contro la droga, considerato più assoluto e mano politicizzabile persino della lotta al terrorismo, almeno fino all'11 settembre, e che ora il Consiglio europeo ha appena approvato una decisione comune che arriva a istituzionalizzata e in qualche modo ad armonizzre il proibizionismo sulle droghe in Europa.
PULLIA l'Europa delle nazioni ostacola l'Europa sovranazionale, e in particolare l'asse franco-tedesco della codardia e della sterilità del pacifismo, rispetto al quale la soluzione da opporre è quella della nonviolenza
SACCONI lastoria ci aiuta anche per capire i meccanismi che impediscono il procedere dell'approccio gradualistico: dove il problema è sempre stato quello dell'EGOISMO DEGLI STATI, innanzitutto della Francia.
SILVESTRI sottolinea I problemi del meccanismo decisionale, con Frattini che sce fuori dalla riunione del Consiglio dicendo : « meglio non ridiscutere la Convenzione, sennò salta tutto», come si si trattasse di una riunione tra corporazioni : Europa della polizia, della magistratura e delle banche. Per sconfiggere questo moloch bisogna cominciare dai cittadini.
DE PERLINGHI: il problema sono GLI STATI NAZIONALI, bisogna tagliare il nodo gordiano tra federazione, dove i cittadini hanno diritti, e la confederazione, dove gli Stati hanno diritti. Per arrivare allo Stato federale bisogna sbarazzarsi di un livello inutile, quello dello Stato nazionale, che è il vero problema, con I suoi 60 milioni di funzionari nazionali che hanno tutto da perdere. Allora non dobbiamo lasciare il monopolio di questo a Bossi: basta con l’Italia, ci sono le regioni. La sfiducia per lo Stato nazionale solleva un dubbio anche verso la campagna radicale sull'organizzazione della democrazia, che rischia di essere l’ennesima organizzazione internazionale, mentre noi dobbiamo costruire la federazione mondiale dei cittadini per la democrazia (anche se qui viene fatto notare da Cappato che con la dizione organizzazione mondiale della democrazia e delle democrazie si intende sia il diritto individuale alla democrazia che il rapporto tra Stati, così come il Tribunale penale internazionale è stato creato da Stati ma serve a proteggere il diritto individuale di denunciare dei crimini subiti)

INZANI: È possibile che all'interno di una democrazia esistano dati totalitari? Rispetto agli Stati Uniti d'America Salvemini, rispondeva "sì, il maccartismo". Oggi l'America guida la narcoburocrazia mondiale. All'origine dei totalitarismi c'è l'istituzionalizzazione del rancore: cioè l'opposto del compito che Martin Luther King affidava alla legge, dicendo: "la legge controlla gli effetti esterni dei pregiudizi"
Anche DEPERLINGHI si occupa di dati totalitari interni alle democrazie, facendo esempi concreti: un cittadino svizzero su tre schedato dai servizi segreti al termine della guerra fredda; un avvocato canadese che difende accusati di terrorismo, minacciato di morte al quale la polizia ha rifiutato la protezione, oppure negli Stati Uniti le menzogne sull’omicidio di Kennedy, o sull’aereo che l’11 settembre avrebbe colpito il Pentagono, ma non ci sono foto di quell’aereo e forse era un missile. Anche SILVESTRI riscontra una cappa di pericolo sui nostri diritti.

CHI FA L'EUROPA FEDERALISTA, LA SPALLATA
SACCONI Il primo passo, per la nascita dell'Europa, è stato quello della dichiarazione di un ministro degli esteri Schumann, che in realtà aveva il fiato sul collo di Monnet. Monnet figura geniale, che utilizzava per la sua visione europeista il desiderio della Francia di rigiocare un ruolo da protagonista sulla scena internazionale, dopo l'umiliante esclusione da Yalta.
Anche Spinelli decise da solo il suo Progetto di trattato dell'84, e lo portò avanti, prima con una cena di 9 persone a Strasburgo, poi tirandosi dietro un po' alla volta tutto il Parlamento europeo, con il Consiglio di Milano che ha ignorato il lavoro di Spinelli ripiegando sull'Atto unico. La scomparsa di Monnet e Spinelli ha fatto mancare la locomotiva dell'Europa, e possiamo essere noi quella locomotiva

(il testo non è stato rivisto dalle persone intervenute, ed è quindi da considerarsi una sintesi soggettiva del relatore)

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