(www.radicalparty.org) DOCUMENTS ON: BURMA / DOC.TYPE: LETTERS
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05/04/2005 | BIRMANIA: LETTERA APERTA ALLA COMMISSIONE EUROPEA SUL RAPPORTO INDIPENDENTE “Sostenere il processo di riconciliazione nazionale di Birmania/Myanmar: sfide e opportunità” presentato a Bruxelles in occasione del “Burma Day 2005”


Il testo del Rapport (in inglese)
SUPPORTING BURMA/MYANMAR’S NATIONAL RECONCILIATION PROCESS: CHALLENGES AND OPPORTUNITIES. AN INDEPENDENT REPORT for the European Commission

 

Martedì 5 aprile 2005, la Commissione Europea celebra il “Burma Day” in una conferenza a porte chiuse convocata dal Commissario Ferrero-Waldner per discutere del recente rapporto redatto da Robert Taylor e Morten Pedersen sulle possibili strategie politiche, sociali ed economiche che l’Unione Europea potrebbe adottare nei confronti del governo di Rangoon.
Nonostante la riservatezza con cui l’incontro è stato convocato, il rapporto è comunque arrivato nelle sedi dei movimenti democratici birmani e di alcune organizzazioni internazionali, sollevando immediatamente dure critiche.
Partendo da una analisi della situazione politica del paese e del fallimento delle politiche di sanzione europee e americane, il rapporto propone un “approccio alternativo” secondo cui l’Unione Europea dovrebbe riconoscere che il conseguimento della democrazia in Birmania fa parte di un processo a lungo termine, e che “il regime militare è parte della soluzione così come è parte del problema”.
L’approccio alternativo quindi, che più che alternativo è assai simile alle tradizionali politiche di real politik condotte fino al più recente passato, suggerisce, tra l’altro il riconoscimento del nome del paese in Myanmar; la ripresa dei rapporti diplomatici; la graduale eliminazione delle sanzioni; l’incoraggiare la nascita di nuove istituzioni che, nel tempo, possano diventare indipendenti; sviluppare una strategia di assistenza economica; fornire aiuto tecnico e finanziario per la crescita delle istituzioni economiche interne; iniziare un dialogo diretto con il governo e la società civile per quanto riguarda l’agricoltura, l’educazione e lo sviluppo della comunità.
Il rapporto si conclude con la considerazione che “una società democratica richiede un efficace sistema amministrativo che sia in grado di attuare la propria volontà”.

Peccato che l’unica volontà che attualmente ha voce in Birmania è quella della Junta militare.

Il Partito Radicale Transnazionale, l’Organizzazione delle Nazioni e dei Popoli non riconosciuti (UNPO), Non c’è Pace Senza Giustizia, Nessuno Tocchi Caino, la Lega Internazionale Antiproibizionista e Radicali Italiani si rivolgono alla Commissione e al Parlamento Europeo affinché non revochino le sanzioni nei confronti della Birmania ed aprano alla discussione e al dibattito pubblico il rapporto Taylor/Pedersen.

Lettera aperta a:

Benita Ferrero-Waldner, Commissaria per le Relazioni Esterne, Commissione Europea
Josè Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea

E ai membri del Parlamento Europeo

5 aprile 2005

Signora Commissaria,
Signor Presidente,


vi scriviamo sconcertati e preoccupati dall’aver appreso la notizia che la Commissione Europea sta valutando un rapporto indipendente sulla Birmania che suggerisce di riaprire le relazioni diplomatiche, economiche e degli aiuti internazionali verso il regime militare di Rangoon.
L’”approccio alternativo” proposto dal rapporto si fonda sulla considerazione finale di un fallimento delle forze democratiche interne a fronte della forza del regime militare, fallimento che ha portato ad un indebolimento progressivo della possibilità di ripristinare un governo civile e che trova nell’intervento d’apertura e riconoscimento del regime da parte dell’UE l’unica, possibile cura.

Riteniamo che tale “approccio alternativo”, come avanzato dal rapporto Taylor/Pedersen, non farebbe che legittimare e rafforzare il potere della giunta militare, responsabile di gravi violazioni del diritto internazionale e dei diritti fondamentali della persona, nella assoluta garanzia di impunità.

Inoltre, la Commissione Europea si prepara a valutare una analisi della situazione politica del paese che non tiene conto dell’opinione e delle valutazioni dell’opposizione interna, guidata dal Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi tuttora agli arresti, e dei movimenti democratici birmani, che vivono in uno stato di oppressione e repressione violenta da oltre quindici anni.

E’ l’ennesimo esempio di ritorno all’applicazione di una “politica di dialogo” con le dittature, nella illusoria speranza di contribuire all’avvio di un processo democratico che non ha alcun fondamento, né lo può avere, e che invece come la storia ci insegna – da Suharto a Milosevic - può solo contribuire al mantenimento di uno status quo antidemocratico, repressivo e liberticida.

Siamo oltremodo sorpresi di apprendere che non sono stati invitati a prendere parte a tale consultazione gli esponenti della National League for Democracy, tacciati anzi di non collaborazione e accusati di fomentare le tensioni e la capacità amministrativa del governo di Rangoon, contribuendo così ad impedire la nascita di un cambiamento politico nel paese.

Questo rapporto a cui viene data tanta e tale credibilità da parte della Commissione Europea e che tanto è lontano dalle posizioni e dalle decisioni prese dal Parlamento Europeo, assume quindi maggior rilievo rispetto a quanto denunciato e proposto dalle maggiori e più accreditate organizzazioni internazionali – Amnesty International, Human Rights Watch, Freedom House – nonché da quanto espresso nel rapporto del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, secondo il quale non vi può essere sviluppo e sicurezza se la comunità internazionale prescinde dal rispetto dei diritti umani, della dignità dell’individuo e della democrazia.

Vogliamo sottolineare inoltre come questo rapporto venga discusso negli stessi giorni in cui alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra la situazione della Birmania viene denunciata a gran voce, in cui viene evidenziato come solo la grande pressione da parte delle democrazie stia ponendo un freno ad ulteriori violenze e repressioni da parte della feroce giunta militare birmana; in cui si mette in seria discussione la presenza all’interno della stessa di regimi e dittature che la usano per proteggersi dalle critiche delle Nazioni Unite; in cui le democrazie hanno finalmente costituito il Democracy Caucus e si preparano ad incontrarsi a Santiago del Cile per la Terza Conferenza Ministeriale della Comunità delle Democrazie, dove possa acquistare forza una politica fondata sui principi di libertà, democrazia e stato di diritto più che sulla real politik.

Riteniamo che la Commissione Europea debba confermare le sanzioni operative adottate dalla Commissione stessa e dalle risoluzioni del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa e riconsiderare il rapporto indipendente Taylor/Pedersen, alla luce anche della collaborazione sia con le organizzazioni internazionali per i diritti umani che si occupano più direttamente della situazione della Birmania che con le organizzazioni democratiche birmane, che per la loro attività rischiano la deportazione, la tortura e la morte.
Riteniamo che il rapporto Taylor/Pedersen debba essere d’urgenza reso pubblico e aperto alla critica e all’analisi del Parlamento Europeo, anziché rimanere nel segreto delle agende parallele delle burocrazie.

Rilanciamo l’appello di Aung San Suu Kyi, agli arresti dal 2003, e dei suoi sostenitori al mondo libero, alle democrazie occidentali innanzitutto: “Per favore, usate le vostre libertà per promuovere le nostre”.


Firmatari:

Partito Radicale Transnazionale (PRT)
Organizzazione delle Nazioni e dei Popoli non riconosciuti (UNPO)
Non c’è Pace Senza Giustizia (NPWJ)
Nessuno Tocchi Caino (NTC)
Lega Internazionale Antiproibizionista (LIA)
Radicali Italiani

OTHER LANGUAGES
BURMA: OPEN LETTER TO THE EUROPEAN COMMISSION ON THE INDIPENDENT REPORT Supporting Burma/Myanmar’s National Reconciliation Process: Challenges And Opportunities”, PRESENTED ON THE OCCASION OF THE “BURMA DAY 2005”